CI SONO STRADE CHE NON PERCORRIAMO MAI
Ci sono strade che non percorriamo mai.
Lungo i vari tragitti che siamo soliti seguire in auto, a piedi o in bicicletta, passiamo accanto a incroci e piccole deviazioni che per un attimo osserviamo con curiosità ma che poi dimentichiamo, forse perché troppo concentrati sulla nostra meta finale.
Quante volte vi è capitato di pensare: “prima o poi proverò a percorrere questa stradina…giusto per vedere dove porta” e quante volte siete stati vinti dal timore dell’ignoto o dalla ahimè comprensibile paura di incontrare “brutti ceffi” sul vostro cammino?
Finiamo così per vivere sempre degli stessi paesaggi e di quei contesti urbani troppo tristi e simili fra loro ma così facendo, dimentichiamo.
Dimentichiamo la nostra storia, scordiamo chi eravamo e perché siamo diventati quello che siamo e non altro. Perdiamo qualsiasi contatto con tutto ciò che condivide con noi gli spazi e il tempo di cui disponiamo, dimensioni che troppo spesso reputiamo unicamente “nostre”.
Il mio consiglio è di perdersi.
Nonostante un antico adagio affermi il contrario, ogni tanto può fare bene abbandonare la via certa per una strada ignota.
Provate a inoltrarvi per quelle stradine che si affacciano lungo i vostri percorsi abituali, date fiducia al vostro senso del “selvatico”, sono certo che non potrete pentirvene.
Questo è ciò che mi capitò una decina di anni fa, quando decisi di avventurarmi per una strada sterrata, non lontana dal centro abitato di Collegno.
Giunsi così a scoprire una porzione del territorio Collegnese pressoché ignorata dalla maggior parte dei suoi abitanti. Stavo ammirando distese di campi agricoli, intervallati da un paio di piccole scarpate ricoperte da un boschetto fitto e quasi impenetrabile.
La Dora Riparia scorreva fra ripide sponde sagomate dal fiume nel corso del tempo e disegnava ampie curve, nel suo tragitto verso Torino e la confluenza con il fiume Po.
Purtroppo anche in questi luoghi, l’intensa attività agricola moderna aveva cancellato molti degli ambienti rurali di un tempo. Vidi però che alcuni lembi di antiche siepi sopravvivevano ai bordi dei campi e avvistai, con mia grande sorpresa, alcuni esemplari di Averla piccola forse intenti a esplorare il territorio per nidificare!
Nei pressi delle sponde fluviali più ripide poi, trovai ancora residui di quell’immenso bosco che un tempo occupava tutta la Pianura Padana.
Un piccolo giardino botanico spontaneo si aprii davanti ai miei occhi e potei ammirare Farnie, Carpini bianchi, Ciliegi selvatici e Frassini, accompagnati da arbusti ed erbe insolite per un luogo a due passi dalla città.
Col tempo mi dedicai ad un’esplorazione più accurata di quei luoghi, scoprendo talvolta piccoli tesori naturalistici come le tane di una famiglia di Tassi o la presenza di un gruppetto di Cerri, una Quercia non comunissima dalle nostre parti.
Oggi molte di queste aree sono completamente urbanizzate e delle antiche bealere di città non rimane più traccia. Molti di questi corsi d’acqua sono stati coperti e ora scorrono in tragitti sotterranei non più visibili ai cittadini che forse non sospettano nemmeno della loro esistenza.
Insomma, non posso che invitarvi a venire a camminare lungo la Dora Riparia e nel contempo vi auguro tante scoperte ed emozioni a due passi da casa.
Piccola e forse ovvia nota per la vostra sicurezza: cercate di non girare mai da soli/e in luoghi che non conoscete e almeno per le prime volte, non portate con voi strumenti e attrezzature appariscenti e costose come binocoli e macchine fotografiche. Prendete confidenza con i luoghi nuovi e solo quando avete ragionevole certezza della loro sicurezza, muovetevi con le attrezzature di cui sopra.
Buona Natura a tutti!
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A cura di Roberto Ostellino