Beni culturali

Centrale idroelettrica di Alpignano:

La centrale, su un lato del Ponte Vecchio, fu costruita nel 1919 per rispondere alla richiesta energetica dell’Opificio Cruto e della “Fabbrica Automobili Elettrici Dora”. L’impianto, attualmente di ENEL Green Power, è del tipo ad acqua fluente, cioè senza bacino di accumulo; è dotato di un gruppo di generazione di tipo Kaplan, adatto ai bassi salti d’acqua, da 1,350 MW e in grado di produrre un’energia dell’ordine della decina di GWh/anno; l’energia realmente prodotta dipende però dalla effettiva portata d’acqua, ormai ridotta a causa della siccità. Per costruire la centrale fu necessario far saltare un masso erratico misterioso perché oggetto della leggenda del “masso girevole dei Re Magi”: questi infatti sarebbero stati indirizzati nella direzione di Betlemme proprio dalla rotazione del masso.

Castello Provana Alpignano:

Ubicato al centro del Borgo Medievale, fu dedificato nello stesso periodo, quale fortezza e residenza dei primi Signori del luogo (gli Arpini di Torino). Venne riedificato ed ampliato (nel corso del XVI secolo) per opera di Andrea Provana e dopo vari proprietari venne acquistato nell’anno 1944 dall’ Istituto Missioni della Consolata di Torino.

Ecomuseo Sogno di Luce e Chiesa del Ponte:

Sul Ponte Vecchio si affacciano l’ex Opificio Cruto, la Chiesa di Santa Croce e poco a valle la Centrale Idroelettrica.
Lo storico “Ponte Vecchio” vide molte battaglie e fu fatto saltare numerose volte, soprattutto nel XVIII secolo per impedire l’avanzata dei Francesi; allora il pilone centrale era di legno per facilitarne la ricostruzione. L’Opificio Cruto fu opera di Alessandro Cruto; grazie a lui, e non a Edison, dobbiamo l’invenzione del filamento a carbone che consentì la diffusione su larga scala delle lampadine a incandescenza. Nato nel 1847, arrivò ad Alpignano dove dal 1885 venne costruito l’opificio che consentì alla “Società Italiana di Elettricità Sistema Cruto” di produrre le lampadine su brevetto dello stesso Cruto. Dal 1887 lo stabilimento arrivò a produrne sino a 1000 al giorno e a distribuirle in tutta l’Europa. Oggi all’interno dell’opificio ristrutturato si trovano la Biblioteca comunale che conserva un’epigrafe romana, la Casa delle Associazioni e dal 2004 l’Ecomuseo “Sogno di Luce Alessandro Cruto”.

Cappella dei Caduti:

Testimonianze ne provano l’esistenza fin dal 1031, con l’intitolazione a San Martino e successivamente anche a Sant’Antonio Abate. Fino al 1868, annesso alla cappella vi era il camposanto. L’edificio si presenta come una chiesetta in stile romanico, la cui parte più antica è rappresentata dal campanile, mentre la cappella laterale è caratterizzata da arcate a sesto acuto che poggiano su pilastri cilindrici. I cordoni d’angolo vanno a congiungersi a croce sulla sommità della volta. Dal 1925 la chiesetta è un monumento commemorativo ai Caduti alpignanesi della Grande Guerra.

Storica Casa Editrice Tallone:

L’editrice Tallone ospita all’interno la storica stamperia del 1700, di Alberto Tallone, grande amico di Pablo Neruda, il quale venne spesso ad Alpignano. Le edizioni Tallone rappresentano l’eccellenza dell’editoria di pregio e della ricerca estetica nell’ambito dell’architettura del libro. Numerate e limitate, sono ambìti oggetti da collezione, gli unici interamente composti a mano in caratteri mobili sbalzati su punzone da grandi artisti, nella continuità storica dell’arte gutenberghiana del comporre a mano. Nel cortile sono presenti anche due locomotive e una macina, dalla quale fino agli anni ‘60 si ricavava la carta dagli stracci”.

Mulino della Barca:

Il Mulino Barca può essere annoverato esempio di archeologia industriale, fu costruito nel 1850, quale testimone storico di un’attività produttiva, la macinazione del grano, tra le più antiche esercitate dall’essere umano e quindi carica di significato a chiara valenza storica, culturale, antropologica e sociale.

Setificio Caccia:

Il complesso del mulino e del filatura è stato il primo insediamento industriale ante-litteram a Collegno. La costruzione, più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, sorge nell’ansa della Dora fuori dell’antico perimetro murario del borgo. Peculiarità di quest’edificio è la predisposizione negli scantinati di una presa di forza idraulica, alimentata con una bealera costruita esclusivamente per azionarla. In un’economia rurale come quella collegnese, il mulino era fondamentale per la macinazione delle granaglie impiegate per l’alimentazione umana ed animale. Nel 1898 il mulino era di proprietà della Famiglia Sella, nel maggio di quell’anno, un incendio distrusse quasi completamente l’edificio. Le strutture furono ripristinate e le macine tornarono in funzione. Sul finire degli anni cinquanta del XX sec. il mulino dopo secoli di onorato servizio chiuse definitivamente i battenti.

Certosa Reale di Collegno:

Fondata nel 1641 da Maria Cristina di Francia e gestita dai Certosini fino all’arrivo di Napoleone nel 1802. Riaperta nel 1816 dai Savoia, dal 1853 sede del Regio Manicomio. Re Carlo Emanuele III di Savoia nel 1737 fece costruire dal Juvarra la famosa facciata tutt’ora esistente “Il Portale Juvarra” che donò ai monaci, i quali vissero in Certosa per oltre 200 anni, nel 1840 re Carlo Alberto dichiarò la chiesa interna Cappella dell’ordine della Santissima Annunziata, dal 1852 fu destinata come una delle più grandi strutture psichiatriche d’Italia, i confini dell’ambito ospedaliero coincidono con il muro di cinta, che fu abbattuto nel 1978 con la chiusura delle strutture psichiatriche dettata dalla Legge Basaglia.

Villaggio Leumann:

Il Villaggio Operaio Leumann fu realizzato tra la fine dell’800 e inizio del ‘900 dall’imprenditore di origini svizzere Napoleone Leumann per gli operai ed impiegati del suo opificio, il Cotonificio Leumann, che in breve tempo diventò un’azienda di notevole prestigio, le abitazioni avevano servizi all’avanguardia per il periodo, ma anche istituzioni sociali e per il tempo libero come la scuola, il teatro, l’ufficio postale e la chiesa. E’ uno dei più importanti esempi di villaggio operaio in Italia ed un notevole documento di archeologia industriale che ha mantenuto quasi integralmente la sua struttura originaria nelle case e nei servizi. Gran parte del complesso fu progettato dall’ingegnere Pietro Fenoglio, uno dei massimi esponenti dello stile Liberty in Italia.

Villa Richelmy:

La villa fu costruita su progetto dell’architetto Carlo Ignazio Galletti nel 1774 quale villeggiatura del banchiere Pietro Rignon, che la volle dotata di una cappella, interna al corpo di fabbrica, e di un grande parco cintato, che ancora oggi si presenta adorno di piante secolari ed elementi architettonici di pregio, quali una piccola peschiera, uno scalone monumentale ed artistiche rovine. Ereditata da una figlia del fondatore, Gertrude Cottolengo Rignon, fu da costei assegnata ad una propria figlia che la recò in dote, nel 1808, ad Agostino Richelmy: la proprietà è rimasta in seno a questa famiglia sino ai giorni nostri e i discendenti diretti del fondatore la abitano ora stabilmente.

Castello Provana di Collegno:

Venne edificato nel 1171 da Umberto III di Savoia. Distrutto nel secolo XIII, venne poi ricostruito e ampliato intorno alla metà del ‘600. Dal 1599 è proprietà della famiglia Provana insignita da Carlo Emanuele I del titolo comitale e del feudo di Collegno. L’architettura è attribuita a Filippo Juvarra ed è stata modificata dall’architetto Giuseppe Talucchi che ha dato alla facciata l’aspetto attuale. Alla fine dell’800 il Castello passò nelle mani della famiglia Guidobono Cavalchini, che ne è tutt’oggi proprietaria. Il Parco è aperto al pubblico durante la festa Patronale di San Lorenzo.

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